Ho sempre pensato che la generazione silente, o silenziosa, (nati tra la fine degli anni ‘20 e il 1945) sia chiamata così perché è cresciuta e maturata sulle macerie della prima metà del ‘900.
Non c’era tempo per perdersi tra le chiacchere e le facili filosofie della decrescita – non ce lo si poteva permettere.
Col lavoro e il sudore della fronte si poteva sperare di apparecchiare la tavola ogni sera e questo era già un risultato apprezzabile.
Questa generazione ha fatto del sacrificio una cultura, un modo di vivere, che ha prodotto benefici così duraturi da essere sentiti e vissuti ancora ai nostri giorni.
Dalle rovine dell’occidente è sbocciato il seme del futuro benessere di oggi.
Lo dobbiamo a loro.
E, come illustre rappresentante di questa generazione, lo dobbiamo anche al signor B.
Al signor B. tutti si rivolgevano in questo modo usando il cognome senza difficoltà e dandogli del Lei, a cui lui ricambiava parimenti dando del Lei anche all’ultimo diciottenne arrivato in azienda.
Perché il signor B. un “signore” lo era davvero in ogni aspetto: lo si è visto nei volti tristi ma profondamente grati delle molte persone che hanno presenziato al suo funerale qualche anno fa.
Quando parlavo di lui a chi non lo conosceva, lo descrivevo come “l’uomo dai capelli grigi” dell’azienda per cui lavoravo. Era un saggio stratega con un’esperienza pluridecennale nella gestione di aziende industriali e commerciali del settore arredamento e idrotermosanitario ed un leader acuto con un’immensa competenza negli affari.
Ma il signor B. era soprattutto un lungimirante.
Dotato di un’ineguagliabile capacità di comprendere i problemi grandi o piccoli che fossero, riusciva ad identificare nelle pieghe di ogni errore, difficoltà o conflitto, l’elemento positivo concreto che poteva servire da appiglio per andare oltre - e per andarci insieme.
“Non c’è trattativa, se non c’è alternativa” sentenziava nei momenti più acuti di ogni crisi e alla fine il più delle volte l’alternativa si trovava. E quelle rare volte che non si trovava, comunque si agiva.
Silenti, ma mai immobili.
Per questo sono sempre stato convinto che conoscesse ogni nome con cui il “Bene” potesse manifestarsi.
Del resto, in quasi 3 lustri di lavoro con lui, ne ho avuto un incalcolabile quantità di prove: ovunque andassi in cerca di clienti nel mondo, potevo incontrare la pronta disponibilità di possibili alleati che dopo anni ancora ricordavano il signor B. e la sua squisita capacità di superare gli ostacoli facendo leva sui punti di forza comuni.
La lungimiranza è la virtù della saggezza che dispiega le ali verso un futuro condiviso.
Conoscere il bene e la verità è un prerequisito per viverli e per sviluppare la vita.
Questo aspetto della saggezza riempie di senso un domani solo immaginato – mostra la vetta da scalare. Significa definire tale vetta come benessere, individuare il sentiero più adatto a raggiungerla e verificare passo dopo passo i progressi che facciamo.
Il signor B. viveva così la sua saggezza, al servizio di tutti coloro che potevano averne bisogno.
Personalmente, tutte le occasioni di dialogo con lui sono state straordinarie occasioni di apprendere – senza dubbio le più durature.
Che farebbe il signor B.?
Questa è la domanda che mi faccio ancora oggi quando ho dubbi.
Negli investimenti la lungimiranza è una cruciale potenzialità umana.
È la capacità che consente di vedere il raccordo benefico tra i nostri valori e i nostri progetti di vita e ci permette di dare un significato più profondo al nostro patrimonio.
È il futuro desiderato che – silente – si mette alla guida del nostro presente.
La lungimiranza è la madre della pianificazione finanziaria.
E tu che ne pensi?
Sei un lungimirante?
Hai incontrato anche tu un signor B. sul tuo cammino?
Scrivimi di lei o lui a riccardo@riccardodelorenzi.it.
Ti sarò grato per la tua storia.
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I valori sono vuote parole se non vivono nel cuore e nella mente delle persone.
Periodicamente, condivido delle mini-biografie come questa di persone che ho incrociato sul mio cammino e che sono importanti per me.
Sono articoli intimi, quasi delle confessioni, con cui provo a fermare i pensieri per rendere più palpabile il senso di ciò che facciamo e dei nostri perché.
Sono riflessioni che spero ispirino un nuovo modo di agire in chi le legge.