La nostra epoca verrà ricordata come l’età dell’errore.
Per ogni informazione che riceviamo, immediatamente elaboriamo una nostra interpretazione che risulta in una semplificazione che limita la nostra comprensione della realtà.
Diciamo subito che non è detto che tale limitazione sia per forza un male.
Da una parte, considerata l’enorme quantità di dati che ci troviamo a gestire, è normale che una sana economia della mente ci porti ad eliminare ciò che ci appare superfluo per non intasare i nostri pensieri con inutili fronzoli.
Dall’altra parte, una semplificazione intelligente ci consente di acquisire e accumulare un numero maggiore di conoscenze e competenze senza perderne i benefici.
Ma non è forse vero che spesso semplificare troppo ci porta all’errore o all’inganno?
Come ho mostrato nell’articolo introduttivo a questa rubrica sulla finanza comportamentale (puoi rileggerlo qui), in ogni decisione che prendiamo siamo influenzati dai nostri bias comportamentali, ossia dai nostri pregiudizi, predisposizioni e inclinazioni individuali.
Alcuni bias sono di natura logica e vengono chiamati errori cognitivi, mentre altri sono legati alle nostre predisposizioni emotive.
Ecco le domande a cui cerco di rispondere ora:
Distinguiamo tra:
Le false credenze derivano direttamente dal concetto psicologico di dissonanza cognitiva.
Nuove informazioni entrano in conflitto con i nostri pregiudizi e questo crea una specie di cortocircuito mentale.
E per risolvere questo conflitto reagiamo in 3 modi:
Gli errori nell'elaborazione delle informazioni ci portano invece all'utilizzo irrazionale delle informazioni. A differenza delle false credenze, questi errori sono più strettamente legati a come trattiamo le informazioni che utilizziamo nel prendere decisioni.
In definitiva, queste 2 tipologie di errori cognitivi sono interpretabili come equivoci causati dalla nostra stessa razionalità, quando applicata nel modo scorretto.
2+2 fa 5.
C’è una soluzione?
Fortunatamente, questa categoria di bias è quella più facile da superare.
Nella gestione del patrimonio, ad esempio, grazie all’educazione finanziaria, allo studio in proprio o al ricorso ad un professionista possiamo imparare ad investire con successo.
In alternativa, anche un po’ di semplice ed onesta introspezione o di self-coaching può produrre buoni risultati.
Comporta però prendere coscienza che:
Insomma, c’è un po’ da lavorare.
La buona notizia?
Se hai letto fino a qui sei a buon punto.
Quali tra queste soluzioni hai adottato per tutelarti da questi errori? Raccontamelo scrivendomi a riccardo@riccardodelorenzi.it
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Periodicamente, descrivo come i ns bias comportamentali agiscono e come prenderli nella debita considerazione all’interno di una corretta pianificazione finanziaria.
Conoscere i bias senza pianificare è inutile, pianificare senza consapevolezza è pericoloso.
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