“Nel maggio 1944 il partigiano Cirillo Palladini, degente nell’Ospedale del Felettino-La Spezia, gravemente ferito ed in attesa di essere fucilato, viene prelevato da un “commando” inviato da Bucchioni e diretto da Carlo Mazzoni di Lerici: è operato in circostanze eccezionali all’ombra di una quercia ai Casoni (e salvato) dal dott. Umberto Capiferri.”
Ogni tanto rileggo questo paragrafo tratto da un articolo sulle origini del Battaglione “Val di Vara” e ripenso a Cirillo Palladini, mio nonno, un eroe partigiano repubblicano.
A 19 anni era “…gravemente ferito ed in attesa di essere fucilato…”
Provo ad immaginare me stesso e le mie emozioni a 19 anni in quella situazione e non ci riesco davvero.
Paura, rassegnazione, tristezza e forse disperazione per il destino che lo attendeva.
Ma forse anche un barlume di speranza e fiducia nei propri compagni.
I suoi compagni, infatti, con un’azione di coraggio e d’altruismo, lo salvarono.
Penso però che l’altruismo contò più del coraggio.
Potevano lasciarlo lì e concentrare i loro sforzi sulla riconquista di presidi militarmente strategici.
Ma scelsero di liberare mio nonno.
Lui non lo dimenticò mai: finché vissero, non mancò mai di far visita ai suoi antichi compagni d’armi e al dottore che lo operò.
Fu peraltro in quella tragica occasione che conobbe mia nonna e quindi se io sono al mondo lo devo anche a loro.
È così che il resto della vita di mio nonno divenne una costellazione di gesti e azioni disinteressate a vantaggio degli altri.
Era un uomo tutto sommato ordinario con una storia straordinaria.
Partito dalla terra dei Luni dopo la guerra, giunse a Brescia ancora giovane e con molta voglia di fare.
Pur con la sua quinta elementare era versato negli affari e seppe sfruttare gli anni del boom economico per assicurare un futuro tranquillo per la sua famiglia.
Privato dell’amore della sua vita appena trentenne, crebbe da solo 2 figlie ancora bambine con la severità di quella generazione, ma con una cura che ha consentito loro di crescere con valori e principi incrollabili.
Aveva un carattere gioviale che non pareva essere stato minimamente scalfito dalle brutture della vita.
Il suo epitaffio recita “Il suo fiato se ne andò e con esso il suo altruismo”.
La sua gentilezza si manifestava in ogni occasione.
L’altruismo che su di essa si fondava era un suo autentico e riconosciuto modo d’essere.
Non faceva mai mancare il suo aiuto a chiunque glielo chiedesse e non si faceva distrarre dalle possibili conseguenze.
Quello che gli importava era il bene degli altri.
Chiunque si ricordi di lui lo ricorda proprio così.
Mi piace pensare che fosse spinto dall’imperituro senso di riconoscenza verso chi gli aveva reso salva la vita.
Perché un gesto gentile, un’azione altruistica è così che cambiano la vita.
Ispirata alla più alta delle virtù, l’amore, la gentilezza è forse la potenzialità relazionale che genera le ricadute più dirompenti in termini di bene.
Se ne siamo autori, ci fa sentire di aver fatto un passo verso la felicità e ci incentiva ad ulteriori gesti di gentilezza ripetuti nel tempo.
Se ne siamo beneficiari, genera riconoscenza e il desiderio imitare il nostro benefattore.
C’è un bellissimo film americano, Pay it forward, che penso illustri bene il concetto.
Nella finanza personale, la gentilezza entra in gioco in molti modi forse sorprendenti:
Questi sono gli elementi del connubio possibile tra gentilezza, cura, compassione ed altruismo da una parte e denaro e patrimonio dall’altra.
E tu? Pensi che questo connubio sia importante per te?
In che modo vorresti realizzarlo?
Fammelo sapere scrivendomi a riccardo@riccardodelorenzi.it.
Ti risponderò volentieri io stesso con il mio pensiero.
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I valori sono vuote parole se non vivono nel cuore e nella mente delle persone.
Periodicamente, condivido delle mini-biografie come questa di persone che ho incrociato sul mio cammino e che sono importanti per me.
Sono articoli intimi, quasi delle confessioni, con cui provo a fermare i pensieri per rendere più palpabile il senso di ciò che facciamo e dei nostri perché.
Sono riflessioni che spero ispirino un nuovo modo di agire in chi le legge.