L’imperfezione umana va preservata.
Ciò che ci rende imperfetti è anche ciò che ci rende unici.
Purtroppo però, in ambito scientifico – e non solo – spesso ci si dimentica di questo dato di fatto e si ricorre a metodi “ortopedici” per correggere e guarire ciò che differisce da uno standard.
La scienza economica per decenni ha presunto che le persone prendano sempre decisioni in modo razionale e che i mercati siano sempre efficienti.
In realtà, l’economia e la finanza tradizionali non hanno mai veramente sostenuto questa tesi come una verità assoluta e anzi diverse scuole si sono premurate di rimarcare come queste teorie fossero soltanto utili semplificazioni della realtà, valide solo a condizioni molto precise e che potevano servire a capire meglio come funziona il mondo e migliorare la nostra capacità di prendere decisioni e agire.
Questo è lo scopo del sapere.
Sono per lo più gli addetti ai lavori che per presunzione, scarso studio o ingenuità per molti anni hanno frainteso la teoria, applicandola ciecamente come in un esperimento su topi da laboratorio.
Fortunatamente, ad un certo punto è arrivata l’economia comportamentale, di cui la finanza comportamentale è una branca, che ha prodotto avanzamenti della scienza economica riconosciuti con ben 4 premi Nobel in 40 anni:
Di cosa si occupa di preciso la finanza comportamentale?
La finanza comportamentale integra e completa in modo intelligente (più che mettere in discussione) le tesi della finanza tradizionale studiando come le persone e i mercati si comportino effettivamente – nella realtà.
Attingendo ampiamente alla psicologia,
A che conclusioni arriva la finanza comportamentale?
Le persone prendono decisioni finanziarie ma per farlo deviano dalla razionalità a causa di pregiudizi, semplificazioni e soggettività.
Detta così non pare una grande scoperta. Bastava chiedere ai consulenti finanziari e ce l’avrebbero spiegato loro semplicemente attingendo alla loro esperienza concreta di fronte a migliaia clienti.
Ma quando nacque la finanza comportamentale non esisteva ancora la consulenza finanziaria. Chi dava consigli sugli investimenti al tempo era un po’ l’equivalente dello stregone della tribù rispetto al medico di oggi.
La vera scoperta della finanza comportamentale quindi non è questa.
Infatti, avere un quadro teorico di riferimento su come gli investitori prendono decisioni nella realtà ci permette di comprendere questi pregiudizi e semplificazioni.
E comprenderli e imparare a riconoscerli porta a risultati finanziari migliorati.
Questa è la vera scoperta.
Moderando o adattandoci ai nostri bias comportamentali possiamo trovare un compromesso efficiente tra le idee della finanza comportamentale e i dogmi di quella tradizionale arrivando a soluzioni ottimali secondo entrambe le discipline.
L’uomo incontra la scienza e ci fa la pace.
Nessuno che faccia il mio mestiere può farlo bene senza un’approfondita conoscenza della finanza comportamentale.
In un certo senso, la consulenza finanziaria nasce dalla finanza comportamentale.
Similmente, un buon investitore dovrebbe essere consapevole delle scorciatoie mentali ed emotive che usa per prendere decisioni che riguardano il denaro.
L’immagine qui sopra mostra i principali bias comportamentali studiati da questa disciplina e con cui tutti abbiamo a che fare ogni giorno come investitori.
I bias possono essere classificati in 2 grandi categorie:
In altri termini, le nostre decisioni sono influenzate sia da come pensiamo, sia da ciò che proviamo.
Questo è ciò che rende difficile per noi investire in modo razionale.
Come si può facilmente capire è un campo di studio vastissimo che merita una perlustrazione approfondita.
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Periodicamente, descrivo come i bias agiscono e come prenderli nella debita considerazione all’interno di una corretta pianificazione finanziaria.
Conoscere i bias senza pianificare è inutile, pianificare senza consapevolezza è pericoloso.
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