Per diventare un buon investitore bisogna conoscere la natura umana.
Classe 1937, Charles D. Ellis è un consulente, autore ed educatore finanziario.
Professore a Yale, ad Harvard e alla New York University e prolifico scrittore, Ellis è un mostro sacro del mondo della finanza e della consulenza degli anni ’80 e ’90.
Membro di spicco di diversi consigli di amministrazione di enti benefici e università, è stato in particolare Presidente del CFA Institute, l’associazione di analisti finanziari più autorevole al mondo (a cui ho anch’io il privilegio di essere associato). A tutt’oggi, il CFA lo considera come uno dei soli 12 studiosi che hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo delle professioni finanziarie.
Alla Greenwich Associates da lui fondata si è dedicato a lungo alla raccolta di sondaggi tra i clienti di investitori istituzionali (fondi pensione, fondazioni, ecc) per ricavare informazioni utili per la gestione dei capitali in dotazione a queste istituzioni.
È così che Ellis ha appreso forse più di chiunque altro come la natura umana si rapporti agli investimenti.
Come autore di testi di successo come La politica di investimento e Vincere al gioco dei perdenti, si è distinto soprattutto per:
Personaggio longevo e degno di nota insomma.
Secondo Ellis per essere un buon investitore è indispensabile formalizzare una politica di investimento che sia:
Ogni investitore è unico, con carattere, situazioni e obiettivi diversi.
Questo è un dato di fatto.
E la politica di investimento deve essere formulata per tenerne conto.
Insomma, la politica di investimento è un piano d’azione comprensivo della strategia per implementarlo.
È un contratto con cui l’investitore si impegna con sé stesso ad aderirvi, tenendo conto del contesto e di aspettative realistiche sul futuro.
Questo è l’insegnamento chiave.
A corollario a questo insegnamento, Ellis sostiene la necessità, per l’investitore che vuole avere successo, di rimanere concentrati sul piano, piuttosto che farsi ossessionare dai singoli dati, informazioni o notizie di breve termine (sull’economia, sui mercati, ecc).
Nel suo libro La politica di investimento, delinea questi principi in circa novanta pagine.
Non è una bibbia. È un prontuario di facile uso.
Facile. Come investire seguendo un piano.
Infatti, Ellis parla di 3 tipi di decisione che gli investitori devono prendere:
I critici di Ellis sostengono che la gestione degli investimenti sia di fatto imprevedibile: sarebbe il regno del caos e dell’errore.
In dubbio viene messa anche la stessa validità della politica di investimento nel corso del tempo, in quanto incapace di cogliere opportunità e sfide date dal contesto e inadatta a rispondere al meglio all’evolvere della vita dell’investitore.
Ellis risponde ribadendo l'importanza di una prospettiva a lungo termine nella politica di investimento, arrivando ad estenderla anche oltre la vita di un individuo per beneficiare le generazioni future.
Perciò incoraggia gli investitori a prediligere gli investimenti azionari nella loro strategia anche malgrado l'età avanzata o il pensionamento, concentrandosi sulla massimizzazione del valore reale nel tempo.
Ellis definisce così 3 approcci – quasi delle attitudini – per perseguire risultati di investimento eccellenti:
Ellis non si ritiene all’altezza del primo approccio e ritiene il secondo un approccio ingenuo e foriero di guai.
Per questa ragione, Ellis per sé stesso adotta l’approccio emotivamente difficile.
Uno dei più autorevoli conoscitori del rapporto tra uomo e investimenti preferisce avere un piano personalizzato.
Pare una conclusione piuttosto sorprendente.
Significa che Ellis gioca caparbiamente in difesa.
Perché Ellis conosce la natura umana.
A te non sembra una sorpresa?
Fammelo sapere scrivendomi a riccardo@riccardodelorenzi.it.
Ti leggo e ti rispondo con piacere.